Tiro con l’arco e disturbi correlati

INTRODUZIONE:

Il tiro con l’arco è solitamente considerata un’attività tipicamente asimmetrica (più correttamente si dovrebbe parlare di sport armonici o disarmonici, essendo la simmetria un concetto fisiologico preciso). Tale classificazione, tuttavia, non può dirsi del tutto corretta: in un tiratore destrimane, ad esempio, al momento dell’esecuzione del gesto sportivo, non solo il grande dorsale destro, ma anche il controlaterale e gli estensori vengono attivati. Inoltre, uno studio elettromiografico di superficie sugli aspetti muscolari e coordinativi di 26 atleti di differente livello prestazionale ha evidenziato una sollecitazione del muscolo deltoide sia dal “lato corda” che dal “lato arco”(1).

Tra l’altro, Squadrone e Rodano hanno rileva- to che atleti di livello internazionale mettono in funzione i distretti muscolari di entrambi i lati del tronco, sia pure con modalità alquanto differenziate (1).

In particolare, è stata documentata una differente strategia di esecuzione durante la fase di pretrazione-ancoraggio, con conseguente difformità dei livelli di attivazione muscolare. In alcuni di questi arcieri, l’arto che tende arretra rispetto al braccio che sostiene, mantenuto fisso, mentre in altri l’arto che tende arretra e l’arto che sostiene avanza.

Gli autori affermano che la seconda delle due gestualità sembrerebbe essere più conveniente, poiché corrisponde a una minore attivazione dei muscoli trapezi e a una maggiore simmetria tra i due lati (3).

Nella stessa pagaiata (canoa) si è notata la progressiva riduzione delle asimmetrie cinetiche in funzione dell’incremento di abilità degli atleti. Il che lascia ipotizzare la probabile riduzione delle differenze antropometriche con l’aumento dell’abilità dell’atleta, almeno in quegli sport che hanno come esigenza teorica una perfetta simmetria nella produzione di energia(4). Ritornando al tiro con l’arco, si ricorda come nelle varie fasi dell’azione tecnica di tiro vengono coinvolte numerose fasce muscolari, par- tendo dalla parte inferiore del corpo sino ad arrivare al capo.

La maggior parte del lavoro avviene tramite i muscoli correlati con la scapola e la colonna vertebrale, mentre le articolazioni maggiormente coinvolte sono le due articolazioni scapolo-omerali.

Dal momento in cui l’arciere si posiziona sulla linea di tiro no a quando viene scoccata la freccia, le fasce muscolari coinvolte si alternano tra fasi di contrazione e rilassamento. Per evitare di contrarre eccessivamente i muscoli di interesse, risulta importante eseguire il gesto tecnico con la massima naturalezza e senza interruzioni tra le varie fasi (5).

Una tecnica di tiro scorretta può portare il neofita, anche dopo poche lezioni, alla comparsa di infiammazioni con possibili conseguenze traumatiche. Pertanto, risulta di notevole importanza la progressione didattica della tecnica di tiro. Una buona preparazione iniziale comprende:

  1. iniziare a tirare con un arco leggero e di basso libraggio e su bersagli posizionati ad una distanza ragionevole (5-20 metri);
  2. utilizzare gli elastici per simulare la tecnica e svolgere esercizi di compensazione sull’emilato opposto;
  3. svolgere sedute di preparazione sica funzionale per le fasce muscolari maggiormente coinvolte durante l’azione di tiro;
  4. evitare di sovraccaricare la muscolatura di interesse tirando un numero esagerato di frecce o aumentando eccessivamente il peso e/o il libraggio dell’arco.

Il maggiore libraggio, combinato ad un eccessivo peso dell’attrezzo, è verosimilmente responsabile di modificazioni radicali della tecnica di tiro e di comparsa di dolori e paramorfismi muscolo-scheletrici.

Ciò poiché, in buona sostanza, tra l’emilato destro e il sinistro vi è una forte asimmetria di comportamento degli arti superiori. Il braccio sinistro (arcieri destrimani) esegue un lavoro di stabilizzazione con i muscoli fissatori della spalla e gli abduttori dell’arto, mentre il braccio destro esegue una contrazione isotonica, trazionando in modo costante la corda no al suo rilascio.

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